Il ritorno al dialogo fra Usa e Cina e l’intesa pare raggiunta fra le due super-potenze per la ripresa degli acquisti di soia americana da parte di Pechino rimette in moto i listini. Proprio a partire da oggi, secondo una nota dell’Amministrazione generale delle Dogane mandarine, la Cina ripristinerà le autorizzazioni all’export di soia, che erano state bloccate in seguito alle forti tensioni innescate per la vicenda dei dazi imposti da Trump, che scatenarono l’immediata reazione di Xi Jinping.
La soia, di cui la Cina detiene oggi il 35,2% di tutti gli stock mondiali, subì un dazio immediato del 20%, con l’immediata sospensione degli acquisti da parte di Pechino.
Dopo un calo degli ordini, a settembre “non si è registrato alcun movimento di soia americana verso la Cina, una novità in sette anni dal precedente conflitto commerciale”, secondo i dati doganali analizzati da Commerzbank.
È dalla fine di ottobre, da quando appunto sono rimbalzate le voci di un possibile accordo che avrebbe portato a una ripresa dell’export di soia, che i listini hanno innescato la risalita sui mercati globali.
Sul Chicago Mercantile Exchange, grano, mais e soia sono aumentati rispetto alla settimana precedente, spingendo al rialzo i prezzi europei. La soia, in particolare, ha raggiunto il livello più alto degli ultimi mesi.
Secondo Edward de Saint-Denis della società di intermediazione Plantureux & Associés, siamo ancora in presenza di un accordo fragile e per ora, sostiene, “il movimento al rialzo è trainato principalmente dagli acquisti da fondi di investimento, non tanto dai singoli trader”.
Secondo Edward de Saint-Denis, intervistato dal magazine francese Terre.net, “anche se la Cina ricucisse i rapporti con gli Stati Uniti, il deficit delle esportazioni americane sarebbe così significativo che sarebbe necessario esportare una quantità considerevole, e non credono che la Cina si impegnerà pienamente in questo”, aggiunge.
Nel 2024, secondo i dati di Teseo.Clal.it, la Cina ha importato dagli Usa 22,1 milioni di tonnellate di soia (-5,73% sul 2023) contro importazioni superiori ai 74,6 milioni di tonnellate di soia dal Brasile (+6,75% tendenziale), grazie a relazioni commerciali più favorevoli fra Cina e Brasile.
Nell’ultima settimana di ottobre, oltre alle voci di una possibile intesa fra Trump e Xi Jinping, negli Stati Uniti il prezzo ha raggiunto i 332,5 €/ton, dopo un periodo caratterizzato da quotazioni deboli. A trascinare verso l’alto le mercuriali, secondo gli analisti di Teseo.Clal.it, va inserita anche la destinazione olio di soia per la produzione di biodiesel avanzato.
“Le previsioni per la campagna 2025/26 indicano una crescita dei consumi mondiali di olio di soia del +4,2%, mentre negli Stati Uniti l’aumento atteso è ancora più marcato, pari a +10,4%.” Inoltre, una recente sperimentazione in Usa potrebbe utilizzare una parte dei semi di soia per la realizzazione di bitumi e asfalti, trovando così un nuovo sbocco di mercato (anche se forse non proprio una soluzione eticamente condivisibile).
Sul fronte europeo, l’Italia ha un tasso di autoapprovvigionamento che non arriva al 32%, che costringe a ricorrere ad acquisti dall’estero. Il Brasile è il primo fornitore (57%), seguito dagli Usa (24%). La soia ucraina, per quanto i ritiri italiani siano cresciuti nei primi sette mesi del 2025 del 271% tendenziale, copre solo il 6% delle quote di mercato.
Da tempo in Italia si sta ragionando per rafforzare le filiere interne, puntando su contratti di fornitura fra coltivatori di soia e allevatori, così da garantire tracciabilità, legame col territorio (fondamentale per le produzioni Dop) e riduzione delle emissioni nelle fasi di trasporto.
