Dalla guerra in Ucraina alle opportunità di export, la strada è nella sostenibilità

La svolta della Cina nell’approccio al Covid, la forza del dollaro, l’andamento dell’inflazione e dei consumi, la ripresa delle produzioni a livello mondiale (con Unione europea e Stati Uniti in testa) e, naturalmente, due elementi che su tutti influiranno in maniera significativa: la guerra in Ucraina e l’andamento climatico. Sono diverse le variabili che interverranno, secondo un’analisi di Fieragricola di Verona (rassegna internazionale di agricoltura in programma dal 31 gennaio al 3 febbraio 2024) su dati Clal.it, sull’andamento del mercato lattiero caseario nei prossimi mesi.

I costi delle materie prime e dell’energia si mantengono elevati, anche se su livelli inferiori rispetto alle scorse settimane. Le quotazioni medie di novembre del mais nazionale in Borsa merci a Milano si sono collocate sui 357 €/tonnellata. Sebbene siano sì più alte del 27,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sono in rallentamento da alcune settimane, dallo scorso agosto (epoca di raccolto stagionale), dove avevano toccato i 385 euro alla tonnellata. Lo stesso vale per la soia, passata dai 655 €/t dello scorso settembre ai 595 euro di fine novembre (Borsa merci di Milano, semi di soia esteri, rilevazione Teseo.Clal.it). Per i semi di soia nazionale i listini sono leggermente inferiori (580 €/t, -2% sul novembre 2021).

Restano elevate le quotazioni dei foraggi, con il fieno di medica pressato che sfiora i 298 €/t, in rialzo del 78,7% rispetto a novembre 2021, mentre l’erba medica disidratata in balloni ha raggiunto i 378 €/t di media in novembre, vale a dire il 64,1% in più sul novembre di un anno fa.

Pesano anche i costi energetici. Se è pur vero che sono inferiori ai picchi stratosferici registrati alcune settimane fa (618 €/MWh a fine agosto l’energia elettrica, sceso a 364,2 €/MWh ieri, 30 novembre; per il gas il picco oltre i 349 €/MWh lo scorso agosto, ieri a 132,3 €/MWh), le spese per le imprese agricole e per la catena di approvvigionamento sono aumentate comunque nell’ordine del 130,5% nel periodo 1° gennaio-30 novembre 2022 tendenziale per l’energia elettrica e del 344,4% per il gas naturale rispetto allo stesso periodo rispetto del 2021.

Il gasolio agricolo, sebbene a novembre abbia segnato minori costi di media rispetto al mese precedente (-3,50%), si posiziona con il valore di 1,396 €/litro su valori più elevati rispetto a novembre 2021 nell’ordine del 41,58 per cento.

La corsa del latte spot si è fermata? Nelle ultime tre settimane le rilevazioni del latte spot (cioè quello in cisterna, con contratti di fornitura non superiori ai tre mesi) sono invariate, nell’ordine di 69,85 €/100 litri, mentre il latte di proveniente estera (Austria e Germania) si è stabilizzato su un valore medio rilevato lo scorso 28 novembre in Borsa merci a Verona di 67,02 €/100 litri (fonte: Clal.it).

Produzioni europee in ripresa. Il quadro dei principali Paesi esportatori mondiali di formaggi, polveri e burro elaborato da Clal (Argentina, Australia, Bielorussia, Cile, Nuova Zelanda, Unione europea, Uruguay, Usa) indica un rallentamento delle produzioni di latte nell’ordine del -0,7% fra gennaio e ottobre di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2021. Il quadro, tuttavia, vede una sostanziale stabilità produttiva negli Stati Uniti, dove il governo ha in animo di intervenire per sostenere la crescita delle principali catene di approvvigionamento, mentre l’Unione europea, che è il principale player fra i produttori-esportatori, nei primi 10 mesi del 2022 ha segnato una flessione dello 0,4%, che ha contribuito a mantenere elevati i prezzi del latte, ma ha iniziato una ripartenza, a partire dai primi Paesi in termini di volumi: Germania (+1,2% tendenziale a settembre), Francia (+0,4%) e Paesi Bassi (+3,6 per cento).

L’Italia. La produzione italiana è sostanzialmente in equilibrio: -0,2% fra gennaio e settembre, con gli ultimi mesi segnati da un calo produttivo legato solo in minima parte alle elevate temperature (le nuove tecnologie di raffrescamento in stalla sono efficaci), ma riconducibile più agli effetti dei rincari, che hanno suggerito ai produttori di alleggerire il numero di capi in allevamento.

Quali opportunità? Le imprese agro-zootecniche saranno chiamate nei prossimi mesi a confermare l’impegno della sostenibilità, tanto quella ambientale che economica. La riforma della Politica agricola comune che entrerà in vigore a partire dal prossimo gennaio garantirà investimenti per migliorare le infrastrutture, il benessere animale, la riduzione dell’utilizzo degli antibiotici. E l’export resterà una delle strade privilegiate sia per il Made in Italy che per l’intero comparto lattiero caseario europeo.

Gli Usa. Grazie al dollaro forte sull’euro, gli Stati Uniti stanno incrementando le importazioni. Nel mese di settembre l’import americano è salito del 14,7% a volume su base tendenziale, trascinando ulteriormente i dati dei primi nove mesi del 2022: +11,7% in quantità, con l’Italia che è il primo fornitore di formaggi negli Usa con 28.249 tonnellate importate dagli States nel periodo gennaio-settembre (+3,6% tendenziale).

La Cina. A causa della politica “zero-Covid”, che ha innescato un rallentamento dell’economia, la Cina ha tirato il freno anche alle importazioni: -9,4% l’import dairy nel mese di ottobre rispetto allo stesso periodo del 2021 e -17,3% nel cumulato dei primi 10 mesi di quest’anno. Eppure, anche in un contesto decisamente poco luccicante, l’Italia ha saputo inanellare un’ottima performance nel segmento dei formaggi freschi (+55% tendenziale), che tracciano la strada da seguire per il Made in Italy. Qualora Pechino abbandonasse la linea dura, come sembra, potrebbero aprirsi nuove opportunità di crescita.

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