A FIERAGRICOLA TECH LE NUOVE FRONTIERE DELLA ZOOTECNIA DA LATTE
LA SOSTENIBILITÀ PASSA DALLA GESTIONE CONSORTILE DELLA RIMONTA E DALLE RINNOVABILI
La transizione verde in zootecnia passa anche da una rivoluzione nella gestione delle stalle e si configura come un’opportunità per tutte quelle stalle di dimensioni medio-piccole che potrebbero avere, altrimenti, difficoltà di fare reddito e garantire quel ricambio generazionale necessario a garantire un futuro alle imprese agro-zootecniche.
La proposta, che in Italia non è ancora stata attuata, ma che potrebbe rappresentare una opzione percorribile nelle regioni clou per la produzione di latte (Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte, che insieme rappresentano l’81% delle consegne di latte in Italia), è in fase di progettazione nell’Europa Orientale, in Ungheria e Bulgaria, dove i numeri e le dimensioni medie delle stalle si prestano ad aggregare più centri produttivi. Ne parleranno, più dettagliatamente, il professor Lorenzo Leso, associato di Ingegneria Agraria all’Università di Palermo, e l’ingegnere Andrea Baraldi, durante il convegno «Tecniche per la valorizzazione dell’azoto da allevamento e recupero idrico», in programma a Fieragricola Tech il prossimo mercoledì 29 gennaio alle 15:30 (Area Tech Blu), organizzato da Rota Guido, società leader nella costruzione di stalle all’avanguardia.
Lo scenario ipotizzato, anticipato dal professor Leso, è quello di «un comprensorio dove insistono un buon numero di aziende di piccole dimensione, nell’ordine dei 100 capi in lattazione e circa altrettanti per la rimonta, e una disponibilità di terreno limitata, nell’ordine dei 40-50 ettari».
Una soluzione per incrementare il numero delle bovine in lattazione, migliorando così le performance produttive e la redditività, consiste nel dirottare la rimonta in una struttura apposita, di nuova costruzione, dotata allo stesso tempo di un impianto di digestione anaerobica per la produzione di biogas, con una capacità di circa 300 Kilowatt, utilizzato per valorizzare tutti i reflui delle imprese. Una soluzione che andrebbe legata a una gestione consortile della rimonta, con una decina di stalle coinvolte. Ciascun allevatore, poi, gestirebbe in totale autonomia i capi in mungitura, mentre la rimonta sarebbe gestita da una società consortile con un proprio staff. «L’opportunità di impiegare gli spazi aziendali lasciati liberi dalla rimonta – calcola il professor Leso – porterebbe un aumento della produzione di latte di circa il 25-30 per cento».
La gestione condivisa della rimonta avrebbe effetti positivi anche sul fronte ambientale, potendo convogliare nel medesimo luogo tutti i reflui zootecnici provenienti dalle dieci stalle consorziate, per la produzione di biogas. E non è tutto. «Oltre al biogas si potrebbero installare – ecco l’altro aspetto rivoluzionario, illustrato dall’ingegnere Andrea Baraldi – un impianto di trattamento del digestato dotato di membrane e con funzioni di separare i liquidi, che si possono poi recuperare, e con un abbattimento dell’azoto ammoniacale di circa il 60% rispetto ai valori di ingresso, con benefici di natura ambientale ed economica, dal momento che grazie al biogas si potrebbero calcolare entrate per oltre 540mila euro all’anno, da ripartire pro quota fra tutti i soci o da impiegare per la gestione della stalla della rimonta». E tra i vantaggi non andrebbe nemmeno trascurata la riduzione del traffico stradale, grazie a una riduzione del carico dei reflui per lo spandimento nei campi, con benefici quindi anche sui centri abitati e i cittadini.